Un thé, le ferratelle, e quattro chiacchiere con Frate Nicola Roccioletti


Nicola Roccioletti alla conferenza di presentazione della Processione del Venerdi Santo all’Aquila
Freddo. Fuori era ancora freddo. Un lunedì pomeriggio di inizio marzo,il sole già sparito, le macchine in fila intorno la Fontana Luminosa, in centro all’Aquila. A passo svelto, superai la colonna di auto in coda per entrare nell’atrio dell’Hotel Castello e realizzare quella che era la mia prima intervista da aspirante giornalista. Ad attendermi c’era Nicola Roccioletti al secolo Fra Salvatore, fondatore della moderna Processione del Venerdì Santo aquilana. 

Nicola Roccioletti è morto ieri sera. 

94 anni senza dimostrarli, lucido, allegro, gioviale. Quel lunedì si accompagnava con un bastone dal manico lavorato. Gli occhiali da vista con la montatura dorata. Ho pensato, istantaneamente, vedendolo arrivare, che assomigliava a mio nonno Lelio e la tensione, l’ansia da prestazione si sono allentate. 

“Ma lei chi è signorina? Chi la manda? Ah bene bene, lo prende un thé? Io prendo sempre il thé con due biscottini. Adesso ce lo facciamo portare”.

Senza aspettare la risposta a nessuna delle domande che aveva appena finito di pronunciare, Frate Nicola fece, dispose, chiamó, ordinò. E poi, davanti le tazze fumanti, ( lui non bevve la sua) inizió a parlare, fluendo come un fiume. Oltrepassando senza curarsene le domandine che diligentemente avevo appuntato in agenda credendo di far bene. Invece, quando davanti hai una enciclopedia di vita quale è un vecchio di quasi cento anni, puoi solo fregartene di domande e schemi e regole e metterti ad ascoltare. 

Cercai di vedere con i suoi occhi: il viaggio da Chieti con la statua del Cristo Morto presa in prestito dalla Confraternita locale, avvolta nelle coperte di lana, quelle marroni delle caserme, con le righe bianche e i buchi dei tarli. Il Cristo sistemato alla meglio tra i bagagli sul tetto della corriera. 

La determinazione nel voler ricreare la Processione del Venerdì Santo All’Aquila, un rito scomparso secoli addietro. 

L’intuizione di scegliere un’artista tormentato come Remo Brindisi che trasferì il suo contrasto interiore nelle statue da usare come simulacri rendendole crude, dolorose, umane.

Più parlava però, più divagava. Raccontava di sé, della sua fede che non l’aveva mai abbandonato nonostante non vestisse più ufficialmente il saio di francescano. La fede è  una  cosa che ti porti dentro, o c’è o non c’è. È quel tentativo dell’uomo di affacciarsi alla finestra dell’infinito e voler guardare oltre. È qualcosa che può anche  spaventare, ma chi ce l’ha,forse, ha una forza in più. E pensai a Celestino V e alla sua grande forza di uomo. Uomo di fede incrollabile. Uomo di forza sovrumana. 

Frate Nicola, mi piaceva e mi piace chiamarlo ancora così, mi disse, tra le tante cose :” ero a Milano e facevo sempre lo stesso sogno. Una luce intensa. Un volto. Quello della Madonna. E io vivevo le mio giornale con il pensiero di trovare quel volto che mi stava chiamando. La trovai, per caso, in una chiesetta nei paraggi del Duomo. Era il volto che avevo sognato tutte le notti per mesi. Ci ero passato per caso, in quel vicoletto, davanti quella chiesetta. E allora capii che niente accade per caso. Io dovevo passare lì. È stato uno dei giorni più felici della mia vita”. 

Lo ascoltavo raccontare. Pensavo a tante cose che erano successe, pensavo che ogni avvenimento mi aveva insegnato qualcosa. Nel bene o nel male. 

Salutai Roccioletti con una intervista fiume di due ore registrata sul telefono (non volevo perdere nemmeno una sillaba mettendomi a scrivere). Con un senso di calore nel cuore, perché mi sembrava di aver chiacchierato e preso un thé con quel nonno che mi aveva lasciato anni fa. 

E ieri sera, una telefonata, mi ha lasciato tanta malinconia. Mi sento fortunata però. 

Buon viaggio Fra’ Nicola. 

Autore: Nora Marchini

Passa il tempo, passano le cose, i mestieri, si sceglie di seguire una strada al posto di un'altra. Si sbaglia, si ricomincia, si sbaglia ancora, si ricomincia ancora. Non vediamo il traguardo che pure arriverà. Quello che conta è vivere, oggi, come fosse il traguardo. Giornalista pubblicista, mamma, amo le emozioni, il mare, la musica, i libri, i luoghi, l'arte. Vivo All'Aquila e provo a indovinare dove mi porterà la vita.

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